Longevity risk. un rischio che bussa alle nostre porte e che non possiamo ignorare.



Il rischio longevità bussa alle nostre porte e ignorarlo può avere conseguenze dolorose.

Da anni ormai si parla di Longevity risk (il rischio di sopravvivere più a lungo del proprio patrimonio disponibile. )
L’ Italia per prima in Europa, ma anche la Germania e il Giappone nel mondo, più di altri dovrà fronteggiare questo terribile rischio demografico.Ormai tutti sanno che l’aspettativa di vita in Italia in media è di 83 anni. Questa però è una eccessiva semplificazione delle medie. E’ per questo che c’è bisogno di contemplare ben altri dati come il sesso, che nel caso di una femmina è 5 anni in più e soprattutto la provincia e la regione di nascita, lo stile di vita e l’alimentazione. Queste ultime due ben diverse rispetto alle generazioni precedenti. Ogni 5 mesi ci regaliamo 1 mese di vita in più.
Sappiamo anche che nel 2020 in Italia c’erano 13.859.090 over 65 che saranno oltre 20.000.000 nel 2047 cioè il 34% della popolazione.
Già oggi l’indice di vecchiaia – rapporto tra over 65 e under 15 è 179,3 cioè 179,3 over 65 ogni 100 giovani.
Il vero dato drammatico però è l’indice di natalità che è a 6,8 nati ogni 1000 abitanti contro una media UE di 9,3
Ma questi sono solo dati statistici. Per vedere lo sconquasso che ci sta travolgendo dobbiamo vedere l’altra faccia della luna che pochi soppesano e ne sono consapevoli. 
Rapportandoci ai dati sopra citati, se è vero che l’aspettativa di vita di un over 65 negli ultimi 100 anni è raddoppiata passando da 12 anni a 21 anni, l’aspettativa di vita “sana” è rimasta di soli 10,5 anni.
Questo è il lato nascosto della luna. Ciò vuol dire che rischiamo di passare molti anni della nostra vita con malattie o disabilità gravi o meno gravi e quindi con il rischio di non autosufficienza crescente.
Pensiamo solo allo spostarci da soli, o alle azioni quotidiane come il vestirsi e lo svestirsi, l’igiene personale, l’alimentazione e il rifornimento di cibo e medicinali.
Già oggi nella fascia over 85 una su due non è autosufficiente ma anche il 10% degli over 65 lo é.
Già eravamo il paese dei figli unici, ora siamo il paese delle vedove, dei single, dei divorziati e delle separate. Il 30% delle famiglie è “monopersona”, ben 7 milioni di famiglie su circa 31 milioni.
Se pensiamo alla famiglia come ad una pianta, ad ognuno di noi viene in mente con molta probabilità una quercia, forte e con radici solide e i rami solidi belli ampli. Il problema è che invece si è passati da questo tipo di struttura ad una a forma di cipresso, solitaria e senza ramificazioni o solide radici ( figli, fratelli, parenti prossimi )a cui aggrapparsi.
Un giovane di oggi o anche un 40/50 enne , potrà contare su figli che non ha? O su legami affettivi stabili che sono sempre più rari? O su certezze lavorative rare e fragili?
Queste sono le domande da farsi e sulle quali ragionare in modo fattivo e costruttivo con il proprio consulente finanziario. E’ troppo tardi per continuare a ignorare questo rischio. Chi ha tempo non esiti a trovare soluzioni e pianificare per tempo e in base a questo rischio, non solo a quello dei mercati finanziari, i propri investimenti .

Auguriamoci quindi lunga vita ma anche una lunga vita di qualità.

Eugenio Vicari - Consulente Finanziario

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