“Sei” un investitore o ti “senti” un investitore?
“Sei” un investitore o ti “senti” un investitore?
Voglio offrirti questa riflessione che non è trascurabile.
Infatti la differenza tra essere e sentirsi è sostanziale non è solo una
distinzione terminologica e deriva dal tuo grado di consapevolezza. Significa
anche relazionarsi in modo più consapevole con il linguaggio e questo può fare
la differenza circa le scelte che poi andrai a “fare” o a “non a fare”.
Ecco, sentirsi consapevoli dell’importanza delle proprie azioni
quando investi il tuo denaro risparmiato non è assolutamente facile ed è per
questo che io credo nell’ importanza di
aiutare i risparmiatori a “sentirsi” dei clienti che vuol dire clienti
ingaggiati cioè collaborativi, interessati, aperti a capire e condividere il
loro sogni, le loro aspettative, i loro bisogni, i loro obiettivi con il proprio consulente finanziario. Costui
deve avere come mission aiutare le persone in questo processo educativo e
comportamentale.
Ci vuole un salto di
paradigma da parte del risparmiatore/investitore nel riconsiderare il proprio punto
di partenza quando decide o viene indirizzato a investire e allo stesso tempo ci vuole un salto di paradigma da parte del consulente finanziario quando deve accompagnare
il cliente nel raggiungimento degli obiettivi enunciati partendo esclusivamente
dai suoi bisogni, la sua storia, la sua realtà, le sue esperienze. In sostanza
il suo conteso familiare/aziendale.
ESSERE investitori quindi vuol dire, nella maggior parte dei casi, investire per la ricerca esclusiva di rendimento, magari tralasciando di approfondire i rischi ai quali ci si espone e si tende a guardare solo nel breve periodo. SENTIRSI investitori, significa farlo in maniera consapevole e quindi avere ben chiaro in testa la risposta a queste semplici domande,
"perché risparmio"?, "a cosa mi servono i soldi"? Da qui parte tutto. Prima di chiedere "quanto mi rende"?......
Molti, tanti, sono clienti di una Banca o di un Consulente
finanziario, ma quanti si sentono veramente clienti ? Quanti ci mettono
veramente la testa a voler capire, a voler partecipare fattivamente, a voler
aggiungere conoscenza, a voler risolvere i propri bisogni, a capire quali sono
le priorità e non ultimo a essere a loro volta educatori impliciti verso i
propri familiari o verso le persone a cui tengono?
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