Il risparmiatore italiano ancora in cerca di sicurezza.


Torna a crescere, dal 66 per cento dell’ anno scorso anno al 74,2 per cento di quest’.anno (un cospicuo 8,2 per cento di aumento) la quota di coloro che si considerano poco o per niente favorevoli a correre rischi nel campo degli investimenti finanziari al fine di aumentarne il rendimento atteso. Si tratta di una tendenza che noi consulenti riscontriamo da diversi anni, perché  è diventato più difficile risparmiare e nello stesso tempo più essenziale.

Sono sicuro che hanno influito negativamente le vicende nazionali che hanno riguardato le
obbligazioni subordinate di alcuni emittenti bancari e la scarsa consulenza e propensione all’ educazione finanziaria di molti operatori.
Infatti per quanto il fenomeno sia stato quantitativamente circoscritto (erano, ad esempio, circa 10 mila i possessori di subordinati emessi dalle 4 banche fallite, per un investimento complessivo di poco più di 300 milioni di euro), l’impatto mediatico è stato generalizzato e la conseguente reazione comportamentale, per certi versi comprensibile, è l’ enfatizzazione della ricerca di impieghi non rischiosi.

Far fare un salto qualitativo al risparmiatore italiano, richiederà notevoli sforzi e grande impegno nonché una consapevolezza, una conoscenza e una competenza di più alto livello.


Speriamo nella MiFID II

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