Un prestito a tasso zero da parte del Fisco. Come?


Si chiama sguardo attento (e di buon senso) al lungo periodo. 
Ma c'è di più, un vantaggio fiscale attraverso il meccanismo del rinvio della tassazione sui capital gains, cioè sui guadagni, comporta un notevole vantaggio per il risparmiatore e per il Fisco.


Nel libro di Robert Hangstrom dedicato a Warren Buffett c’è un passaggio nel quale il guru (con la G maiuscola) di Wall Street fa un esempio molto illuminante circa l’enorme vantaggio fiscale che nel tempo viene generato dal reinvestimento automatico degli utili, senza mai “portare a casa” gli stessi con la classica vendita.
Quello che Buffett definisce “prestito a tasso zero del Tesoro” altro non è che un meccanismo di rinvio in avanti dell’applicazione dell'imposta in caso di plusvalenza. Più passa il tempo più la capitalizzazione composta lavora a nostro favore.

L’esempio di Buffett è semplicissimo.
Supponiamo di investire 1€ e di raddoppiare il capitale al termine di ogni anno. Alla fine del primo anno disporremo quindi di 2€. Possiamo scegliere di mantenere l’investimento oppure di realizzare il profitto incassando il denaro per poi reinvestirlo successivamente al netto delle tasse. In quel caso al termine del primo anno di investimento disporremo di 1,74€ (ipotizzando una tassazione del 26%), 2€ nel caso di non realizzo dell’utile.
Facendo questo esercizio per 20 anni consecutivamente i risultati vi sbalordiranno.



Reinvestendo continuamente l’utile (che ricordo è il doppio dell’importo dell’anno precedente) incasseremo 775 mila Euro pagando 272 mila Euro di tasse. Se invece avessimo adottato la tattica del guadagno, incasso e reinvesto, le tasse pagate sarebbero state di appena 22 mila Euro, peccato che l’utile netto sarebbe risultato di 64 mila Euro, dodici volte più basso.
Ecco spiegato perché regalare in anticipo al fisco i propri guadagni è un gioco in perdita per voi e per il Fisco.


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