La convinzione nell’investimento immobiliare è in realtà un “errore cognitivo”
Indicando serie storiche di lungo periodo e dati riferiti
sia alla nostra realtà sia a quella internazionale si può tranquillamente
provare come gli investimenti mobiliari
garantiscono rendimenti ben più stabili e superiori a quelli immobiliari.
La percezione che le persone hanno del rischio non
corrisponde necessariamente al rischio effettivo. Per esempio: chi riuscirebbe
a convincere una famiglia a vincolare una quota importante delle sue ricchezze
in un “titolo” del quale non si potrà conoscere il valore fino alla conclusione
della vendita, che non può essere liquidato se non totalmente e a costi
elevati, sottoposto a una forte tassazione e dal reddito incerto’ Eppure questa
“proposta indecente”
è accolta con entusiasmo dalle famiglie italiane che
considerano gli immobili- che pure hanno queste caratteristiche- un “investimento
sicuro e a prova di inflazione.
La recente analisi del MEF- Ministero per l’economia e le
Finanze mostra la percentuale di famiglie proprietarie di immobili in Italia
che è pari al 77%, solo la Spagna con un 82% ci supera mentre la media EU è tra
il 44% della Svizzera e il 52% della Germania. La Francia è al 44%. Questo vuol
dire che in questi paesi oltre il 55%-65% è patrimonio mobiliare.
Cominciamo allora a fare due calcoli.
I dati sono grezzi e riferiti a vari ambiti nazionali. Dati
presi dal centro Studi di Investimenti
Finanziari.
Prendendo ad esame i 15 anni successivi al 1992 ( quindi
fino all’ultimo crollo del mercato immobiliare post Crack Leman Brothers del 2008) periodo nel quale l’inflazione
è rimasta alquanto stabile intorno al 3% medio, abbiamo:
-INFLAZIONE MEDIA 1992-2007 3,16%
-RIVALUTAZIONE IMMOBILI 2,6%
rendimento reale 0,4%
-RENDIMENTO LORDO BOT 3,25% al lordo dell’inflazione
-BTP DECENNALI 8,9% al lordo dell’inflazione
-INDICE MSCI AZIONI INTERNAZIONALI
7,8% al lordo dell’inflazione e dei dividendi azionari percepiti.
Si tenga presente nell’ultimo
quinquennio il mercato obbligazionario ha beneficiato di rendimento
elevati per via dal supporto monetario
della BCE ossia il QE. Questo non sarà
però valido per il prossimo futuro.
Lo studio effettuato riporta questi
rendimenti reali degli immobili in Italia.
PERIODO RENDIMENTO
REALE
A 3 ANNI -3,0%
A 5 ANNI -2,5%
A 10 ANNI +0,1%
A 20 ANNI -0,6%
A 30 ANNI +0,1%
Ma non è solo in termini reali che
va valutato un investimento, vanno considerati anche altri fattori come la volatilità, la liquidabilità ( in media 7 mesi e deve essere totale non può essere
mai parziale, mentre un qualsiasi strumento finanziario è liquidabile in 3 gg -max
30 giorni ) e la diversificazione (
impossibile per il 90% degli Italiani )
Va da se che è inutile ricordare
alcuni elementi che incidono notevolmente sull’investimento immobiliare come:
-LE QUOTAZIONI NON SONO UFFICIALI.
-COSTI ELEVATI DI TRANSAZIONE
( commissioni di compravendita, di gran lunga più alte di quelle di ogni altra
transazione finanziaria mobiliare)
-COSTI NOTARILI.
-COSTI DI RISTRUTTURAZIONE.
-IMPOSIZIONE FISCALE elevatissima e in continua rivisitazione.
Conclusioni
I dati sembrano dimostrare la non
valenza di un investimento immobiliare eppure 25 milioni di italiani ne
possiedono una e 9 milioni addirittura due. Si tratta quindi di un “ERRORE
COGNITIVO” . In sostanza l’irrazionalità, l’emotività e la struttura stessa di
formazione dei nostri giudizi ci porta a valutazioni sbagliate. E’ una forma
mentis della quale non possiamo liberarci e che condiziona i nostri giudizi,
portandoci a comportamenti errati, distorsivi e controproducenti.
Perché quindi l’investimento
immobiliare è un errore cognitivo?
Perché in assenza di informazioni
puntuali e nel tentativo di costruirsi certezze e processi decisionali
semplici, gli investitori hanno sempre considerato gli immobili un asset privo di rischio il cui valore in termini di
capitale si rivaluta costantemente in termini reali. Ciò non è vero come
dimostrato ed è compito di un buon consulente finanziario accompagnare il
proprio cliente ad un progressivo ribilanciamento dell’allocazione dei propri
attivi che privilegi l’asset finanziario a quello immobiliare anche attraverso
piani di accumulo PAC che consentono di ridurre notevolmente la volatilità del
portafoglio e di non sbagliare i tempi di ingresso nei mercati finanziari.
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