Ecco cosa fare se la banca non ti fa prelevare dal conto corrente del parente defunto di cui però sei erede



È da poco morto tuo padre e il suo conto corrente è stato bloccato dalla banca. Il direttore ti ha detto che non puoi fare prelievi se prima non c’è il consenso di tutti gli altri eredi. Puoi solo prendere piccoli importi per ragioni eccezionali, come ad esempio per pagare le spese funebri. Siccome con tuo fratello non corrono più buoni rapporti e lui si oppone ad ogni divisione, non sai come fare. Ti sembra paradossale che l’istituto di credito ti impedisca di prendere qualcosa che è già tuo. Peraltro, se così restano le cose, sarà difficile uscire dall’impasse
Ti senti vittima della burocrazia, e della cecità dei dipendenti dell’istituto di credito che non vogliono riconoscere i tuoi diritti. 
Come sbloccare e prevalere dal conto in eredità?
La risposta è in una recente sentenza della Corte di Cassazione, sez. VI Civile – 2, ordinanza 21 settembre – 20 novembre 2017, n. 27417.
La ragione per cui la banca si oppone alla liquidazione di una quota del conto corrente al singolo erede, senza che vi sia il consenso di tutti gli altri, è per fini cautelativi, il rischio è quello che, in caso di errata distribuzione delle somme presenti sul conto corrente, per un errore di valutazione delle singole quote ereditarie, l’istituto di credito possa essere chiamato a pagare i danni a chi ha avuto di meno.
La banca è tenuta a sbloccare il conto in eredità non appena vengano rispettati i seguenti passaggi. 
In particolare, per sbloccare il conto corrente caduto in eredità è necessario:
  • inviare alla banca una raccomanda a/r in cui la si mette al corrente della  morte del titolare del conto. La lettera può anche essere consegnata a mano. Insieme alla comunicazione va depositato anche, in copia, il certificato di morte;
  • accettare l’eredità, di modo che siano certe le identità degli eredi. L’accettazione può avvenire in modo espresso o tacito;
  • presentare la dichiarazione di successione all’Agenzia delle Entrate;
  • depositare in banca una copia della suddetta dichiarazione di successione registrata presso l’Agenzia delle Entrate;
  • chiedere alla banca di fare i conteggi di tutte le posizioni già intestate al defunto e pendenti alla data del suo decesso, consegnando agli eredi un documento riepilogativo.
Fatto ciò – dice la Cassazione – il singolo erede può procedere per l’intero o per la sua quota e la banca non può opporsi alla liquidazione eccependo il mancato assenso degli altri eredi. Le contrapposizioni interne tra eredi restano interne e, in caso di errata distribuzione delle somme presenti su conto corrente, verranno risolte al momento dello scioglimento della comunione e della liquidazione dei rapporti di credito debito tra le parti. Da tali questioni la banca resta estranea; non deve pertanto  preoccuparsi di una possibile azione da parte degli altri eredi. Con il risultato però che se uno degli eredi fa credere alla banca che la propria quota ereditaria è superiore rispetto a quella effettiva, e per questo preleva un importo maggiore di quello che gli spetterebbe per legge, gli altri eredi non potranno agire nei riguardi dell’istituto di credito ma dovranno rivolgere le proprie pretese solo contro il  parente avido.

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