La resistenza alla domanda di consulenza, frutto di scelte inconsapevoli




Cautela nella rilevazione della propensione al rischio
Gli Italiani si confermano impreparati in materia di investimenti finanziari. Il 20% degli Italiani non ha familiarità con alcun prodotto mentre il restante 80% dichiara di conoscere depositi bancari, titoli di Stato e obbligazioni bancarie, in linea con le consolidate abitudini di investimento orientate dall’ importante offerta di titoli del debito pubblico.
Ridotta è anche la capacità di valutare la rischiosità delle opzioni di investimento che può essere minata dalle modalità di rappresentazione dell’informazione o dai deficit cognitivi derivanti da errori di sopravalutazione capaci di incidere sul livello di avversione al rischio. Queste circostanze dovrebbe imporre cautela nell’interpretazione delle rilevazioni sulla propensione del rischio degli investitori.
Il quadro prevalente dell’italiano medio resta, comunque, caratterizzato da un’elevata avversione alle perdite ed una bassa propensione al rischio e registra un livello di consapevolezza nelle scelte di investimento scarso, leggermente in aumento per gli investitori con un livello di “literacy” maggiore. 
Significativo è l’atteggiamento dell’investitore nei confronti dei costi del servizio che continua a rappresentare un motivo di resistenza alla richiesta di domanda di consulenza. Ciò che, però sorprende, è che questa resistenza, per la maggior parte dei casi, non è accompagnata da una piena consapevolezza dell’incidenza dei costi del servizio.
Il report rileva, infatti, che il 45% degli investitori non sa indicare come venga remunerato il proprio consulente, mentre il 37% crede che il servizio sia gratuito.
Non solo, non pare  neppure legata ad una valutazione sulla qualità del servizio ricevuto dal consulente poiché l’investitore non è in grado di indicare alcun elemento di giudizio.
Tuttavia per l’investitore il criterio più rassicurante resta la fiducia, che per quanto aspetto essenziale nelle relazioni, dovrebbe essere, anche, accompagnato da una valutazione della capacità del consulente di guidarlo nella comprensione dei rischi e del monitoraggio degli investimenti al  fine di mitigare gli effetti distorsivi che basse conoscenza finanziarie  e deficit cognitivo possono esercitare  sul processo di elaborazione dell’informazione finanziaria.

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