I conti mentali e l'effetto cedola.


Oltre alla contabilità mentale, c' è il cosiddetto effetto “editing edonistico”, due parole difficili per esprimere un concetto semplice: quando un rendimento incerto come quello finanziario può essere decomposto in una parte sicura (il dividendo o la cedola) e solo l’altra incerta (il guadagno o la perdita in conto capitale) allora aumenta la tolleranza al rischio.
“Il titolo potrebbe scendere, o sta scendendo, ma intanto mi porto a casa il dividendo ”, afferma l’investitore. Un qualsiasi libro di finanza tradizionale dimostra come questo ragionamento non abbia senso. Quello che deve interessare è il rendimento complessivo di un titolo: non come viene distribuito, se tramite dividendo o capital gain. Lo stesso ragionamento vale per i cosiddetti “fondi a cedola” che di per sé, da un punto di vista tecnico, si potrebbe addirittura sostenere che non hanno molto senso, perché distribuendo una “cedola” fanno uscire soldi dal fondo stesso e quindi limitano il potenziale di crescita del valore. Inoltre, se il rendimento del fondo è inferiore alla cedola pagata, allora il controvalore del fondo scenderà. Per esempio se la cedola è il 5% e il fondo rende “solo” il 4%, il controvalore calerà dell’ 1%. Se da un punto di vista strettamente razionale i fondi a cedola non avrebbero senso di esistere, a livello comportamentale possono invece essere utili in quanto la cedola rassicura molto gli investitori, soprattutto in periodi caratterizzati da sensibili fluttuazioni dei prezzi di mercato. A fronte di una minore crescita del valore, il fondo potrebbe dunque consentire anche all’investitore più avverso al rischio di “rimanere investito” in periodi di saliscendi del mercato e non farlo per esempio, vendere in perdita, sopraffatto dalla paura.

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