LA TEORIA DEL PROSPETTO. Pillole di finanza comportamentale.
Riprendiamo a parlare di temi di finanza comportamentale.
La teoria del prospetto.
Nel 1979 Kahneman e Tversky proposero la “teoria del prospetto” per spiegare come le persone prendono decisioni davanti a “prospetti” di scelta.
Si immagini di dover scegliere fra guadagnare 500 euro o giocare a testa o croce. Se esce testa, la vincita sale a 1.000 euro, ma se esce croce non si guadagnerà nulla. La maggioranza delle persone preferisce intascare i 500 euro “sicuri”.
Ma cosa succede se il gioco cambia segno e la scelta è fra pagare 500 euro o giocare a testa o croce. Se esce testa, la perdita sarà di 1000 euro; se esce croce non si perderà nulla. La maggioranza delle persone tira la moneta, pur di evitare di perdere “di sicuro” 500 euro. Questo significa che in media le persone sono propense al rischio quando valutano le perdite e avverse quando devono decidere rispetto ai guadagni. L’impatto negativo di una perdita è tale che si cerca sempre e “a ogni costo” di evitare situazioni nella quale c’è una probabilità seppure modesta di perdita. L’avversione alla perdita porta l’investitore a “pagare cara” la certezza. L’esempio classico è quello dell’investitore che, pur di avere la sicurezza di una volatilità minima del suo patrimonio, accetta un rendimento irrisorio. L’aspetto un po’ paradossale è che pur di evitare una perdita, anche poco probabile, si è disposti a correre dei rischi che non affronteremmo in vista di un più probabile guadagno.
La teoria del prospetto.
Nel 1979 Kahneman e Tversky proposero la “teoria del prospetto” per spiegare come le persone prendono decisioni davanti a “prospetti” di scelta.
Si immagini di dover scegliere fra guadagnare 500 euro o giocare a testa o croce. Se esce testa, la vincita sale a 1.000 euro, ma se esce croce non si guadagnerà nulla. La maggioranza delle persone preferisce intascare i 500 euro “sicuri”.
Ma cosa succede se il gioco cambia segno e la scelta è fra pagare 500 euro o giocare a testa o croce. Se esce testa, la perdita sarà di 1000 euro; se esce croce non si perderà nulla. La maggioranza delle persone tira la moneta, pur di evitare di perdere “di sicuro” 500 euro. Questo significa che in media le persone sono propense al rischio quando valutano le perdite e avverse quando devono decidere rispetto ai guadagni. L’impatto negativo di una perdita è tale che si cerca sempre e “a ogni costo” di evitare situazioni nella quale c’è una probabilità seppure modesta di perdita. L’avversione alla perdita porta l’investitore a “pagare cara” la certezza. L’esempio classico è quello dell’investitore che, pur di avere la sicurezza di una volatilità minima del suo patrimonio, accetta un rendimento irrisorio. L’aspetto un po’ paradossale è che pur di evitare una perdita, anche poco probabile, si è disposti a correre dei rischi che non affronteremmo in vista di un più probabile guadagno.
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