Lasciare i nostri beni a chi ci è caro

Le imposte, si sa, non piacciono quasi a nessuno: è bene, tuttavia, quantomeno coglierne il senso, per allargare gli ambiti entro i quali esercitare un giudizio.L’imposta di successione, in particolare, è malvista perché implica due assunzioni di base:
  1. Che si possa tassare ulteriormente un patrimonio già tassato
  2. Che i figli debbano pagare per i meriti dei padri e delle madri
A questo si aggiunge, in Italia, una normativa che introduce differenti trattamenti, avvantaggiando alcuni nuclei familiari rispetto ad altri, ed in particolare le coppie eterosessuali sposate e le coppie omosessuali regolate dalle unioni civili. Le coppie eterosessuali conviventi sono tenute fuori da agevolazioni e deroghe.
Le domande da porsi, prioritariamente, sono:
  1. A chi e in quali parti vorrei che il mio patrimonio fosse ripartito alla mia morte? La domanda evidenzia i desideri, la situazione ideale di arrivo che costituisce un opportuno punto fermo per definire i propri obiettivi.
  2. Qual è la mia situazione attuale? Le leggi in vigore e la mia allocazione attuale del patrimonio consentono di poter lasciare la mia ricchezza coerentemente con quanto desidero fare? Qui, in pratica, bisogna verificare se i desideri e gli obblighi coincidono, confrontandosi con un esperto in tema di passaggio generazionale. Nel caso in cui desideri e situazione attuale non coincidano, è bene porsi la domanda 3:
  3. Ci sono modalità rispettose delle leggi che consentono modifiche utili per avvicinarmi il più possibile all’idealità? E se sì, quali strumenti possono essere adoperati, con che costi e con quali benefici attesi? (testamento, assicurazioni caso morte ecc)
Domande semplici ma di forte impatto che, ancora una volta, sconsigliano approcci ingenui o “fai da te” a temi forse non complessi ma certo complicati.

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