La preservazione del capitale
Generalmente il concetto di preservazione del capitale viene associato all’ottenimento di un rendimento modesto cercando di evitare o limitare fortemente performance negative. Oggi è quindi necessario un esercizio di diversificazione e di tecnica di gestione del rischio da parte di gestori professionisti. In questo momento la ricerca di rendimento (anche modesto) richiede di esplorare e diversificare in segmenti di mercato non così comuni per un investitore europeo, e italiano in particolare.
Questa ricerca si spinge verso quattro distinte categorie di fattori. La prima si riferisce all’Emittente e implica che, oltre ai titoli di Stato e ai titoli sovranazionali, è necessario valutare emittenti societari appartenenti a diversi settori, come il finanziario, l’industriale, le utility, eccetera. La seconda categoria è la Geografia, ovvero esplorare non solo l’Europa e i Paesi sviluppanti, ma anche i mercati emergenti dove è ancora possibile ottenere rendimenti interessanti. La terza categoria è quella del Merito Creditizio comunemente associato al rating di agenzie specializzate (come Standard&Poors) e che il mercato suddivide tra investment grade (rating S&P superiore a BBB-) e high yield, dove a un rating inferiore corrispondono maggiori possibilità di rendimento, ma anche di rischio. L’ultima categoria è la Tipologia, che si riferisce alla scelta degli strumenti finanziari e che permette di affiancare alle obbligazioni tradizionali prodotti come, per esempio, le obbligazioni subordinate, le convertibili, i contingent convertible (co.co). Si tratta di soluzioni che, in alcuni casi, hanno caratteristiche vicine agli strumenti azionari e proprio per questo hanno profili di rischio/rendimento maggiori.
Questa ricerca si spinge verso quattro distinte categorie di fattori. La prima si riferisce all’Emittente e implica che, oltre ai titoli di Stato e ai titoli sovranazionali, è necessario valutare emittenti societari appartenenti a diversi settori, come il finanziario, l’industriale, le utility, eccetera. La seconda categoria è la Geografia, ovvero esplorare non solo l’Europa e i Paesi sviluppanti, ma anche i mercati emergenti dove è ancora possibile ottenere rendimenti interessanti. La terza categoria è quella del Merito Creditizio comunemente associato al rating di agenzie specializzate (come Standard&Poors) e che il mercato suddivide tra investment grade (rating S&P superiore a BBB-) e high yield, dove a un rating inferiore corrispondono maggiori possibilità di rendimento, ma anche di rischio. L’ultima categoria è la Tipologia, che si riferisce alla scelta degli strumenti finanziari e che permette di affiancare alle obbligazioni tradizionali prodotti come, per esempio, le obbligazioni subordinate, le convertibili, i contingent convertible (co.co). Si tratta di soluzioni che, in alcuni casi, hanno caratteristiche vicine agli strumenti azionari e proprio per questo hanno profili di rischio/rendimento maggiori.
Il controllo del rischio
Navigare in uno scenario così complesso e in continua evoluzione come quello attuale richiede tre requisiti: la conoscenza approfondita dei mercati finanziari, la diversificazionesu più strumenti poco correlati fra loro e la professionalità nella gestione della volatilità e dell’emotività spesso associata a tali contesti. Per raggiungere l’obiettivo della preservazione del capitale, il controllo del rischio diviene fondamentale al fine di miscelare i diversi fattori “critici” che questa eterogeneità di strumenti porta con sé. Si pensi al rischio valutario o all’effetto che il prezzo del petrolio e delle materie prime possono avere sulle emissioni dei mercati emergenti e high yield.
Se fino a una decina di anni fa per soddisfare la richiesta di preservare il capitale e ottenere un rendimento reale positivo era sufficiente investire sui titoli di Stato (magari con rating massimo e a breve/medio termine), l’avvio delle politiche monetarie espansive successive alla crisi del 2008 e i programmi di acquisto di strumenti obbligazionari da parte delle Banche centrali hanno fortemente ridotto il rendimento dei titoli di Stato, e di conseguenza annullato la loro funzione di garanzia e rendimento per i risparmiatori.
Se fino a una decina di anni fa per soddisfare la richiesta di preservare il capitale e ottenere un rendimento reale positivo era sufficiente investire sui titoli di Stato (magari con rating massimo e a breve/medio termine), l’avvio delle politiche monetarie espansive successive alla crisi del 2008 e i programmi di acquisto di strumenti obbligazionari da parte delle Banche centrali hanno fortemente ridotto il rendimento dei titoli di Stato, e di conseguenza annullato la loro funzione di garanzia e rendimento per i risparmiatori.
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